
Questo articolo ti potrà sembrare un pò strano: di solito sul mio blog do consigli su come intervenire quando tuo figlio ha problemi e difficoltà scolastiche. Si può lavorare sulle strategie, affiancargli un tutor, passare alle punizioni…oppure non fare niente.
Proprio così: ci sono delle situazioni in cui “lasciar andare” è la decisione migliore che potresti prendere ma anche la più difficile.
Ti sto parlando della circostanza in cui, dopo esserti fidata di tuo figlio adolescente e avergli lasciato la sua autonomia per responsabilizzarlo, una sera, per scrupolo, decidi di aprire il registro elettronico e…BOOM! I suoi voti non sono quelli che ti aspettavi, anzi. Le valutazioni denotano il quadro di uno studente che ha preso la scuola sottogamba.
A questo punto, dopo aver visto, ahimè, numerosi pallini rossi, ti si aprono diverse strade:
- fare a tuo figlio una bella ramanzina (o una bella sgridata, a seconda dell’abitudine in famiglia),
- costringerlo a frequentare dei corsi di recupero, le classiche ripetizioni per recuperare,
- parlargli con calma, dopo aver respirato profondamente, rendendolo consapevole della tua drammatica scoperta e contattare a sua insaputa la coordinatrice di classe.
Mentre le prime due modalità ti saranno note, alla terza potresti non aver pensato.
A me piace chiamarla “alleanza educativa”: si tratta di confrontarsi con gli insegnanti di tuo figlio per capire le motivazioni di quelle valutazioni negative e conoscere il punto di vista della scuola. Non è però solo questo. Al docente, coordinatore di classe, potresti anche dire che, dopo numerose raccomandazioni e avergli dato fiducia, tuo figlio ha dimostrato un atteggiamento poco responsabile e che, stavolta dovrà farcela da solo.
Niente ripetizioni, né facilitazioni, perché diventare grandi significa anche “sbatterci la testa” e pagare il prezzo dei propri errori.
Ti sembra dura come affermazione? Prova a pensarci un attimo: quante volte ti sei detta, riflettendo su un’esperienza del passato, che l’errore fatto ti ha insegnato tanto?
Ti è mai capitato di pensare che senza quella serie di sbagli e il modo in cui vi hai posto rimedio non saresti diventata la donna che sei?
Chissà perché invece, soprattutto quando il tema è quello della scuola, si ha la tendenza a cercare di salvare il salvabile con un intervento diretto, il più delle volte non richiesto.
Pensandoci bene, molte volte non sono i figli a chiedere aiuto, ma spesso viene loro offerto, senza che abbiano deciso di recuperare.
L’effetto di questa forma d’amore e protezione, assolutamente naturale, è però diverso dalle aspettative: se tuo figlio non ha capito che deve cambiare atteggiamento e impegnarsi maggiormente, non migliorerà.
E’ come cercare di convincere a una dieta una persona in sovrappeso che, però si sente bene con le sue rotondità. Quando capirà che è in gioco il suo benessere, magari perché nel frattempo sarà lievitato il colesterolo, allora opterà per un’alimentazione più sana.
In questo senso, i voti negativi costituiscono quel “giusto livello di colesterolo” che possono portare al vero cambiamento di tuo figlio, a quello che hai cercato tante volte di indurre o accelerare con i tuoi interventi e richiami, senza successo.
Quei semafori rossi che vedi, hanno in sé la grande potenzialità di aiutarlo a riflettere e capire che sta sbagliando.
Non dico che sia facile comportarsi da spettatrice di un film dove la storia del protagonista si complica, a causa dei continui errori che compie, ma, ti chiedo, per un attimo, di abbracciare un’altra prospettiva.
Immagina di alzarti in volo e di vedere dall’alto la vita di tuo figlio, da qui a qualche anno: vedilo cresciuto, un uomo maturo, un padre o una madre di famiglia. Che genitore sarebbe meglio fosse? Quali valori potrebbe trasmettere al proprio figlio?
Il sacrificio? La resilienza? La capacità di lottare per risolvere le proprie difficoltà?
E una crisi scolastica, nella lunga vita di uno studente, che dura in media 15 anni, è davvero così grave e anomala?
In tutti i percorsi di vita, sentimentali, professionali, formativi, non esiste una linearità assoluta e…meno male!
E’ una corsa ad ostacoli, sempre, e credo che non sia mai troppo presto per insegnare questo ai ragazzi. Senza il coraggio di reagire, non c’è un eroe. Senza una sconfitta da cui si è rialzato, non c’è un campione.
Ecco perché a volte, l’amare coincide con il lasciare, con il non fare, che non ha niente a che vedere con l’abbandono.
Si tratta di com-patire, nel senso latino del termine, di soffrire insieme, in modo discreto e silenzioso, finché quell’eroe non si sveglierà.
Mi chiederai quanto tempo serva. Su questo si può discutere, dando a tuo figlio una scadenza, concordata con la scuola, entro la quale dovrà recuperare il più possibile.
Nei casi più semplici, lo studente reagisce, spesso perché teme una bocciatura ed è lui stesso a chiedere aiuto o a impegnarsi di più.
Altre volte, purtroppo, neanche lo spettro di perdere un anno gli è sufficiente.
E’ come se ci si trovasse a frequentare una o due classi più avanti rispetto al proprio livello di maturità e ci fosse una parte interiore dello studente che è “in ritardo” e ha bisogno di allinearsi.
Il consiglio questa volta è di guardarlo sbagliare e crescere, di fargli comunque sapere che può contare sull’amore incondizionato della sua famiglia, vivo e presente indipendentemente dalla media dei voti.
Ne va del suo sorriso, della sicurezza con la quale si affaccerà al futuro e della vostra serenità famigliare. Perché un domani possa essere un adulto consapevole di poter contare sulle proprie risorse e che, in tante, tantissime situazioni, nulla ha più valore di ciò che si è.